Dobbiamo probabilmente evolverci anche nelle nostre potenzialità augurali. E possiamo cominciare già da questo 2024!
Purtroppo siamo nell’inerzia di una tradizione che ci accompagna dalla più tenera età e continuiamo anche ora a scambiarci auguri spesso senza un contenuto. E forse essere vaghi è un apprendimento che in qualche modo ci ha segnato. E che ci protegge dallo spingerci in illusioni zodiacali che si dilatano in amarezze o sbadigli nel corso dei mesi che si susseguono poi, senza che mai nulla di quanto ci si è augurati al capodanno accada.
Come a dire, manteniamo pure questa farsa, tanto sarà un anno come quello passato e l’altro ancora. Sarà già una conquista che le cose non peggiorino. Sono certo che agli auguri qualcuno sostituirebbe istintivamente una supplica: Oh Nuovo anno che vieni, abbi pietà di noi! Risparmiaci altro dolore. E, con gli occhi gonfi della stanchezza per la miseria che ci piega le spalle, invocare un qualunque dio, al quale aprire il cuore come fece quel John Coffey del Miglio verde: Sono stanco capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non poter aver mai un amico con me che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Sono stanco soprattutto del male che gli uomini fanno ad altri uomini.
Potrebbe essere terribile la tentazione di arrendersi a quella che sembra essere una colladaudata e triste evidenza. Ma no! Basta però provare a riempiere di senso le parole che usiamo e lasciare disperdere nel vento il vacuo dire di quanti più untuosa del burro hanno la bocca, ma nel cuore hanno la guerra e più fluidi dell’olio sono i loro discorsi, ma dentro nascondono spade sguainate. Basta saper discernere senza più ingenuità. Anche nell’anno appena trascorso abbiamo visto all’opera l’ipocrisia, il raggiro, la menzogna, l’uso disinvolto delle persone per nutrire il proprio ego. Operazioni subdole e non solo ad alti livelli. Anche i presunti salvatori, malgrado le loro abilità teatrali, non sono più al sicuro, perché li sappiamo smascherare. Loro non sospettano che noi sappiamo che l’omissione è la bugia più potente e Orwell ci aveva avvisato per tempo.
Auguriamoci qualcosa di nuovo davvero! Sosteniamoci nell’impegno di cercare quel che conta più di tutto. Cerchiamo risposte a Chi siamo noi veramente. Addentriamoci nella scoperta della nostra identità, senza più farci distrarre dai maxischermi in cui ci viene proiettato il film hollywoodiano della nostra nefandezza. Vanno in onda a ripetizione i copioni incantatori: teatri di guerra e romanzi noir per tenerci occupati e storditi mentre si lavora in segreto a rendere legge internazionale il Trattato pandemico, il Regolamento sanitario internazionale e l’adeguamento green a nostri cespiti, nonché a consolidare la schiavitù finanziaria che porta il nome di Meccanismo europeo di stabilità. Ed è ormai legge l’esasperazione dell’assedio elettromagnetico alla nostra esistenza.
Auguriamoci di risvegliarci al senso del Bene e al desiderio di conoscere la nostra natura spirituale per sentire la nostra unità con la Mente universale, che è la sostanza di tutte le cose. Osiamo la nostra autonomia di giudizio e bandiamo dalla nostra attenzione influencer, intrattenitori, opinionisti e ciarlatani. Lasciamo anche quanti si vogliono leader al loro narcisismo: noi auguriamoci solo la forza per diventare noi stessi. Ancora molto torbido ci circonda perché persiste l’insistenza a cercare soluzioni centrate sul denaro. Che è un mezzo di cui non si capisce che in sé non ha alcun valore e che la sua natura è semplicemente quella di procurarci condizioni armoniose, le quali necessitano di adeguato sostentamento, pari alla nostra dignità.
Auguriamoci di trovare invece il mondo delle cause, dentro di noi e comprendere a fondo che tutto il potere proviene dell’interno. Cerchiamo l’armonia del mondo interiore e solleviamoci dalle bassezze massificanti dell’ipnosi collettiva per cogliere la bellezza dentro e fuori di noi, operando con cura alla disintossicazione dei nostri stati emotivi. Sostiuiamo depressione, collera e ansia con l’entusiasmo, il fervore e la fiducia in noi stessi. Abbiamo ferma consapevolezza che a parte i nostri pensieri, non c’è nulla che sia davvero in nostro potere.
Auguriamoci di non smettere di ammirare la nostra anima, che, per quante ferite possa aver subito, essa rimane la luce perenne che ci rende divini. E coraggio, osiamo l’invito del filosofo: per quanto possibile, comportiamoci da immortali e viviamo onorando la parte più nobile che è in noi. D’altro canto se continuiamo a fare quello che facciamo continueremo a restare quelli che siamo. Smettiamo di guardare in un’unica direzione e sarà meraviglioso scoprire in questo anno Chi siamo davvero. E credo che questo possiamo davvero chiamarlo un augurio.
Con un luminoso abbraccio,
Caro Mauro, considero lo scritto una poesia; la poesia del Primo dell’Anno con la quale sostituire la pietosa omelia quirinalizia. Siamo senz’altro al tramonto di un’epoca che è giunta alla fine. Se ne apre un’altra. Spetta a noi crearla o subirla da schiavi. Auguri
Grazie, mille, Roberto. Sì, concordo. La creeremo! Auguri di cuore anche a te.