Degli sconosciuti a noi stessi? Che vagano ubriachi, ignari della luce che li abita? Storditi e intrappolati nella tenebrosa e ben tessuta rete dell’inganno? E già che osiamo tanto, andiamo avanti con queste domande politicamente scorrettissime, oltre che culturalmente sconvenienti e insopportabili, e chiediamoci anche: Chi eravamo? Siamo sempre stati questa ignobile stirpe di schiavi immondi alla mercé di ombrosi e malvagi Individui, oppure Siamo stati qualcosa d’altro? Vale la pena insistere: accettiamo di restare in questo stagno melmoso che un gruppo di viperidi psicopatici ci ha allestito e nel quale stanno per affogarci oppure possiamo ancora riscrivere il copione della nostra già progettata sorte finale? Chi vogliamo essere adesso? È drammaticamente triste considerare che più della metà degli italiani sia ormai disconnessa da un’esistenza dotata di nobile senso e sia telecomandata sui binari dell’obbedienza ai Pochi onnipotenti gerarchi. C’è persino chi ha inalato tanta televisione da non riuscire nemmeno a immaginare che si possa pensare qualcosa di diverso o di opposto al verbo oracolare dei telegiornali, dei talk show e degli infuencer di grido al soldo del regime. Impressioni, certo, ma sembra proprio che il potere sia riuscito a convogliare nel mattatoio, destinato ai creduloni, milioni di persone che da lì non usciranno se non definitivamente lobotomizzate da remoto o vaporizzate a 6G. Oppure con un nanoqualcosa in cranio, un codice a barre come tatuaggio, un 666 impresso in fronte. Forse un mucchietto di cenere insignificante disperso nel niente. Che fatica tenere gli occhi aperti, desiderando quasi che certi sospetti non siano altro che vaneggiamenti di chi è condizionato da cattive letture e da romanzi come 1984! Credere o meno che il Grande Reset proposto dal Word Economic Forum (WEF) sia già in atto ovvero sia una farneticazione dei nemici del progresso digitale riguarda la sacrosanta libertà di opinione. Comunque sia, se mai in passato sia valso a qualcosa cercare di offrire e motivare un punto di vista diverso da quello ufficiale, quello – per intenderci – ottundente l’intelligenza, gettato come letame sulle domande di puro buon senso, adesso quel tempo è concluso. E basta così! Non va speso neppure un minuto in discussioni sterili e inutili. Ribadisco quanto già scritto: è il momento di scegliere! Non farlo sarebbe come consegnarsi ai becchini ringraziandoli per le palate di terra con cui ricoprono la nostra bara. E sbagliare la scelta? Beh, spetta a ciascuno scoprirlo da sé. Comunque ci si dimeni, dalla speciazione in corso non sfuggirà nessuno. L’età del ferro è al capolinea!
Cassandra e Laocoonte sono stati i primi coraggiosi complottasti e hanno fatto l’incresciosa fine riservata agli invasati che vedono giusto e lontano. A morte! Come si può tollerare che degli indisciplinati dissidenti abbiano ragione? Con l’inganno, Troia fu passata a ferro e fuoco ma da quella carneficina tanto istruttiva non si è appreso niente. C’entra il fato impalcabile che non può essere alterato? Forse, per quanto non sia convincente la scaltra mossa di scomodare il destino ineffabile e crudele ogni volta che si vogliono celare le mani insanguinate dei pupari che muovono i fili. A distanza di secoli, si tratta ancora una volta di scegliere a chi credere. A se stessi, fondamentalmente! Perché è questa la via maestra per assumersi la responsabilità nei confronti della propria vita. Dispiace che siano ancora una minoranza quelli che la notano, ma siamo davanti ad una situazione completamente inedita nella storia dell’umanità, quanto meno quella documentata con spavalderia fino a qualche tempo fa. Mentre il fronte dei Pochi ha mantenuto la sua relativa compattezza, in grado di superare gli odi interni in nome di una granitica tutela dei propri rapaci privilegi, a scapito dei popoli perpetuamente sodomizzati, sul versante dei Tanti è accaduto qualcosa di importante. Che parrebbe irreversibile. Da qualche anno non sono più quella massa informe di ignoranti straccioni analfabeti governati da troni e altari, alternativi o alleati secondo la loro convenienza. Il fronte dei Tanti si è spezzato irrimediabilmente. È avvenuta, ed è tuttora in corso, una speciazione epocale: da un lato l’ampio e ossequiente ovile dei cultori del Moloch televisivo e dall’altro il gruppo, poco omogeneo e ancora instabile, dei Patrioti evoluti impegnati sulle meravigliose quanto faticose strade del libero pensiero.
Quello odierno è uno scenario inedito perché risultato di almeno tre secoli di spietato quanto infaticabile ingegno massonico nella progettazione del loro Nuovo Ordine Mondiale. Con opera magistrale, nuove dinastie uscite dalle antiche dodici tribù ed esimi venerabili muratori di più recente parto hanno fagocitato troni e altari, al centro e in provincia, imponendo la ferrea legge delle Logge. I Pochi hanno investito tanto nella creazione del belato unico e hanno ottenuto l’asservimento docile di tutti coloro ai quali è stata estirpata la capacità di porre domande. E sono purtroppo milioni. Su questa folla immensa di esseri umani ormai addomesticati non ritengo ci sia altro da aggiungere che già non sia evidente dai vari e ricorrenti segni di pronta obbedienze ad ogni cosa il potere chieda loro. Non mi spingerei fino a scomodare la sindrome di Stoccolma, tuttavia, malgrado la vessazione spietata di cui ci scopriamo impotenti vittime per le continue restrizioni delle libertà naturali, in molte persone, da una vita sotto sequestro televisivo, sono sorti (e non smettono), paradossalmente, atteggiamenti di solidarietà con i propri aguzzini. Ho già scritto sull’illusionismo dei prestigiatori e come siano essi riusciti a stordire intere generazioni: ritengo sufficiente a descrivere la sorte di quanti sono sotto ipnosi l’analisi proposta in quelle pagine.
Decisamente più interessante è quella specie strana e ancora in gestazione che si è staccata dell’homo televisivus e si va costituendo con una qual propria autonomia, distinguendosi, ma non solo, per una diversa interpretazione da dare agli eventi recenti. E, per coloro che sono più avanzati nella gravidanza, la distinzione si fa sul bisogno di una totale riscrittura della storia umana, e, con solare evidenza, certamente quella degli ultimi tre secoli. Per quanto sia di gran lunga meno numeroso il gruppo dei Tanti che si avvia al parto della consapevolezza di sé, esso va comunque infoltendosi di giorno in giorno. Quelli che sfuggono all’ovile salgono sulla barricata degli apoti, di quelli cioè che non (la) bevono. Si tratta di quel popolo, con una riscoperta ancestrale spiritualità, trasversale ad ogni ideologia conosciuta, che sta sviluppando il cristallino discernimento di una coscienza che vede le trame dell’inganno in corso. In modo artigianale, hanno attivato canali informativi non (del tutto) controllati che forniscono notizie molto diverse da quelle ufficiali dei network di regime e sanno che si sta preparando il giro di vite finale. Ho già suggerito che sembra ragionevole e saggio prepararsi all’impatto!
I segnali sembrano essere chiari sul fatto che l’Agenda 2030 subirà una nervosa accelerazione, assolutamente necessaria per domare il più in fretta possibile le frange di dissenso che ostacolano la volontà dei Banchieri di autoproclamarsi rapidamente padroni del mondo. Chi osserva con una certa attenzione, nota che già in questo anno 2024 si è iniziato ad incrementare la paura per la Malattia X e si andranno ad aprire nuovi focolai di guerra. Il lobbismo delle armi produce introiti miliardari e tiene al guinzaglio i governi dei codardi che propagandano invece ai loro cittadini la banale storiella della mancanza di denaro. Perché mai non stamparcelo a casa nostra il nostro denaro? È tanto difficile formularla questa infantile domanda? Denaro contante! A credito. Per tutti! Non abbiamo forse un’ottima zecca? E allora, pronte le matrici per la Lira Italiana… in macchina! Con l’effige della Primavera di Botticelli, senza firma di governatori del caxxo, carta in filigrana di gran classe, con sfondo del più artistico made in Italy. Che spettacolo diffondere in eurovisione il video nel quale vedere e ascoltare la magica melodia delle rotatorie in funzione. Una sfida ai signori dell’usura multinazionale, quelli dell’etnia eletta nota e gli intraprendenti parvenu del dopoguerra! E sparito a schiocco di dita il signoraggio bancario! Nessuna utopia, dato che può essere fatto subito. Il fatto è che in una colonia le istituzioni sono farlocche e non rendono conto ai cittadini bensì ai Pochissimi anonimi che hanno posto gente fatua su quelle poltrone: un do ut des dal quale non si esce. Almeno non entro domattina.
E così, per il momento, la tabella di marcia è quella concordata dietro le quinte e mandata ai vari presidentucci che, a loro volta, la girano alle direzioni delle emittenti radiotelevisive affinché si insista nell’opera di istupidimento su larga scala e ad ampio raggio. Si continuerà a distrarre quanto più possibile con emergenze e allarmi strumentali, volti a disorientare dalle trame oscure sottotraccia, mentre i filantropi del depopolamento mettono a punto i dettagli per lo scacco definitivo. Cosa ci possiamo attendere dal copione? Altre normative energetiche e alimentari liberticide in sequenza, per stordire e limitare ogni velleità di autodeterminazione e accrescere il controllo. Surrettiziamente, si infittiscono le maglie di una convivenza sociale sempre più algoritmica e videosorvegliata, anticamera dei forni crematori in cui dissolvere ciò che ormai resta dell’Etica e del Diritto. Intenzione? Può essercene altra diversa da quella alla quale stiamo soggiacendo da tempo? Mostrare che i Pochi possono qualunque cosa. Che sono in grado di ingenerare e alimentare paure e timori di ogni genere, per indurre stati emotivi depressivi e ansiosi e così fiaccare e abbattere ogni capacità di resistenza. L’opera è ben condotta e c’è chi non si accorge affatto del cappio che ci viene stretto alla gola, neppure sfiorato dall’idea di provare ad aprire meglio gli occhi e porsi qualche domanda. Inaspettatamente si aprirebbe un sorprendente scenario, tanto inatteso quanto carico di traboccante speranza. Sono persuaso che la pazienza sarà premiata.
In questo gruppo della diaspora uscita dai Tanti che, cumulativamente preso, potremmo definire dei Patrioti evoluti (di cui ho già peraltro presentato il profilo in un libro corredato da numerosi articoli) si impongono tuttavia dei distinguo. Ammettendo senza pregiudizio la retta intenzione di tutti di porsi innanzitutto come anti-Sistema e di voler contribuire ad un cambiamento dell’attuale situazione, resta nondimeno che le soluzioni proposte differiscono anche in modo consistente. Per metodo e per contenuti. Una galassia o quasi di idee e di progetti sono da tempo alla ricerca di attenzione e di consenso per imporsi come la panacea in grado di portare quel cambiamento che è sovente indeterminato, perché non limpidamente spiegato nei suoi presupposti e neppure nei suoi mezzi attuativi. Chi lo desidera può farsi un’opinione personale facendo una ricerca nel web e valutare i molteplici programmi disponibili, meglio se scegliendo con avveduta attenzione e cautela le parole chiave. A prescindere dal risultato ottenuto e dalla soddisfazione o meno di aver trovato il miracoloso rimedio per sovvertire il pronostico che ci vede nella lista dei depopolati, sarà un ottimo esercizio per discernere la natura delle forme progettuali. Si tratterà di un apprendimento significativo perché permetterà di vedere i diversi stili dei leader a capo delle iniziative risolutive. Dispiace, naturalmente, che anche qui non sia tutto oro quello che luccica, ma dopo anni di inciuci camaleontici, di corruzione e di compravendite umane di ogni genere, non meraviglia che si incontrino anche qui i profili dei furbi e spavaldi millantatori, degli infiltrati doppiogiochisti, degli opportunisti sornioni riciclati e delle poliedriche personalità fatue. Si capisce: si mescolano nel mucchio ego ancora molto voluminosi, con quel narcisismo più o meno camuffato, dato dal non aver del tutto completato il risveglio. Predicare bene e razzolare male rimane pur sempre il marchio distintivo di coloro che sono in cerca di occasioni di procurare una qualche spicciola visibilità alle proprie ambizioni di farsi notare e di sentirsi qualcuno. E che non disdegnano neppure intrallazzi strategici e sottobanco per dar sbocchi al loro piccolo business. I progetti di cambiamento hanno le tonalità ispirate dai leader che li promuovono e quindi spaziano in modo considerevole, differenziandosi anche assai notevolmente. C’è chi ha dato e dà rilievo, principale od esclusivo, all’aspetto politico-istituzionale, chi alla questione economico-finanziaria, chi ad azioni di mobilitazione civica e sociale, chi a qualcosa che ritiene debba stare a monte di ogni vero cambiamento ed ispirarlo in modo, innanzitutto, spirituale. Tutto legittimo, naturalmente, e comunque abbiamo segnali che ci sono persone non rassegnate e impegnate a lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato. La criticità più acuta è data dai leader stessi e i più pericolosi sono quelli che hanno una mentalità da salvatori, che ritengono di avere l’unica soluzione valida ma che usano ancora le vecchie strategie degli slogan, delle promesse mirabolanti, spasmodicamente a caccia di numeri e di consenso personale per far pesare la loro presenza quando una qualche telecamera si accorge di loro. Echeggerà davvero una gran bella notizia quando ciascuno sarà finalmente leader di se stesso.
Siamo all’epigono dell’età del ferro! Comprendere che non si esce da lunghi e sanguinosi millenni di violenza con dei rabberciamenti su una stoffa logora è probabilmente il primo passo verso l’atteggiamento mentale adeguato ad una circostanza tanto estrema. Quel gruppo di esseri umani che già riesce ad intravvedere che il solo autentico progresso va misurato sulla capacità creativa del pensiero di manifestare appieno la Vita, è al momento ancora un pioniere poco compreso. Ritenere che la causa generativa di un cambiamento genuino e duraturo risieda nella consapevolezza della nostra natura spirituale e della nostra unità con la Mente universale che è la sostanza di tutte le cose, è oggi ancora frutto acerbo in molte coscienze. Probabilmente è invece proprio questo il principale lavoro dei Patrioti evoluti per vanificare le agende criminali, scolorando tutti gli appuntamenti fissati, elevando il livello vibrazionale. C’è infatti un modo per sgonfiare i Pochi e travolgerli, abbagliandoli nella luce accecante della nostra fede nella suprema spirituale Trinità: Verità, Libertà, Felicità. E evolvendo ed elevandoci alla consapevolezza di Noi e della nostra capacità di ricostruire e realizzare l’Antico Ordine Mondiale, con la fine dell’era del ferro e la nostra rinascita alla dignità originaria di Esseri aurei. Il percorso richiede di tenere alta l’asticella, senza scordare tuttavia il contesto concreto nel quale siamo immersi. Prima infatti che provi a descrivere come operare lo sgonfiamento dei Pochi, è necessario riattivare il potere delle domande, a partire certo da quella basilare, ma arrivandoci passando tra l’avvilente quotidianità in cui ci si vuole temporaneamente imprigionare, in attesa dell’imminente giudizio universale nel quale è già scritta la sentenza che ci condanna ad essere inappellabilmente transumanati.
Chi siamo, dunque? Qualcosa bisognerà pur balbettare incalzati da tanto impietoso insistere. Sì, perché tutto in fondo si ridurrà alla risposta che ognuno dà a questa domanda. Ammesso, ben inteso, che sia rimasto almeno un frammento di lucidità sopravvissuta all’esproprio dell’intelligenza. Quella naturale, intendo. La sola, del resto, degna di questo nome, perché quella proclamata artificiale è molto sospettosamente sponsorizzata e sopravvalutata, equivoca nel suo scopo ultimo, funzionale ad interessi elitari, sommamente abile soltanto nell’ottima e strepitosa manovalanza. Chi siamo? Già il coraggio di porselo questo interrogativo apre su orizzonti inattesi, dal momento che ha la potenza di elevarci ad un punto di vista che a quote più basse è disturbato dalle nebbie del fradicio e melmoso quotidiano. Innalzarci anche di un poco soltanto nei pensieri evita le esalazioni provocate dal sovraccarico cognitivo causate da quel information overlaoding con il quale si saturano le giornate di miliardi di persone. Non casualmente.
Quando, più di sue secoli fa, apparve l’incisione Il sonno della ragione genera mostri, il pittore non immaginava neppure lontanamente la portata profetica della sua intuizione. Tra le tante orribili presenze che hanno cominciato ad albergare nell’umanità, originando conflitti e miserie declinabili in ampie ed empie tonalità, la meno considerata delle quali porta il nome di stupidità. Niente di offensivo: non ha fattezze apparentemente spaventevoli perché consiste in uno stato di torpore, di insensibilità o sbalordimento, causato da certe condizioni fisiche o morali. E, tra queste condizioni, proprio la scarsità o mancanza di intelligenza, ovvero quella facoltà strutturalmente e superlativamente umana che permette di leggere dentro, originando curiosità per conoscere. Formulando domande, appunto. Ed è a questo stadio di degrado nella stupidità che la morte comincia ad avanzare la sua ombra perché si è atrofizzata la facoltà di porsi e porre domande. A quel punto di apnea cognitiva si ha probabilmente ormai già varcata la porta dell’imbecillità, che in psicologia denota l’indebolimento o scarso sviluppo appunto dell’intelligenza. Anche quella emotiva. Senza essere stati per nulla avveduti, da anni ci siamo portati nelle case proprio quelle fabbriche che, prima con il tubo catodico o adesso al plasma, producono imbecilli a ritmo industriale. Anche in questo caso, il termine è quasi da scienza medica e designa solamente le persone di limitata capacità di discernimento e di buon senso o dal comportamento stolido, proprio di chi involve mortalmente nell’ottusità.
L’homo televisivus è la specie ormai da noi più diffusa, caratterizzata da propensione alla docilità e alla rassegnazione, avendo inalato i vapori che educano alla condiscendenza e allo spirito di gregge. Un lavoro accurato di assopimento neuronale ben fatto, in grado di raschiare con cura persino la memoria di come sia fatto e si scriva un punto interrogativo. Figuriamoci se il popolarissimo schermo al led ti lascia scampo per immaginare quanto sia fondamentale per ogni persona la domanda: Chi siamo? Va da sé che ci sono una serie di questioni molto meno radicali dalle quali partire, tali che anche monsieur tout le monde potrebbe porsi, senza troppo sollecitare la materia grigia, e legate proprio alla quotidianità che lo riguarda da vicino e che non avrebbero nulla di provocatorio, persino di una correttezza politicamente accettabile. Del genere: Cosa determina il rincaro continuo e generalizzato dei prezzi al consumo? Perché non si riesce più a risparmiare niente e mese dopo mese cresce la percezione della propria povertà? Possibile che non ci sia qualcosa di gratuito? Interrogativi di indubbia e rabbiosa concretezza, legati al bilancio personale, famigliare o aziendale che montano bastardi ogni volta che si mette mano al portafoglio per qualunque delle infinite operazione di capillare e subdolo prelievo fiscale.
Un passo ulteriore potrebbe far salire al gradino della sfera emotiva a colorazione più autopercettiva: perché non sto mai completamente bene e sono spesso stanco e nervoso? Che il mio malessere abbia qualche rapporto con ciò che mangio? Con quel che circola nell’aria che respiro? Con l’insoddisfazione strisciante data dalle continue preoccupazioni per il lavoro, le relazioni, la salute, i pochi soldi? Perché un così plurimo e diffuso bisogno di farmaci? Porsi anche solo qualche interrogativo su questo spaccato di vita empirica potrebbe già essere benefico, andando a smuovere qualcosa dentro. E, certamente, anche dietro la crosta di autoinganno che ci impedisce un sussulto di consapevolezza sul senso del nostro essere qui. E del nostro dispiegare giornate quasi tutte uguali e insulse nell’insopportabile quanto rassegnata contrazione di ogni genuino piacere per la vita. Questa, naturalmente, come se fosse l’unica concepibile e che meritiamo. Dissuasi dal desiderarne un’altra perché dipinta come mera utopia per noi, esseri alle dipendenze di quel manipolo di banchieri onnipotenti che decidono invece realisticamente la storia secondo i propri interessi. Come non provare indignazione per la viscerale ingiustizia che falcidia i sogni di giovani e vecchi? Si gridino al Cielo i lancinanti perché soffocati nella disperazione dell’impotenza! Una qualche domanda avrebbe forza per far dubitare delle ombre ingannevoli della mitica platonica caverna! Come non accorgersi che gli stati d’animo attorno a noi frequentemente veicolano accentuate depressioni, ansie mal camuffate e suscettibilità colleriche? Vedere la miseria umana che la quotidianità replica spietata sarebbe il segnale incoraggiante di una reazione alla melma esistenziale di cui trasuda questa era geologica, che, con una qualche ironica amarezza, qualcuno già chiama… del rincoglionitico.
Narrata così, sembrerebbe l’impietosa descrizione della condizione in cui versa l’umanità in questa stagione nella quale il denarocentrismo è diventato l’avido e malvagio principio su cui poggia il potere. E forse lo è, certamente tuttavia non per tutti, per quanto il crudo cinismo con il quale la morsa delle divinità monetarie sta stritolando le esistenze non lasci nessuno del tutto indenne da preoccupazioni e interiori inquietudini sul futuro di questo presente. È davvero difficile non accorgersi che il bombardamento massmediatico scoraggia l’audacia di sbiascicare la domanda: Chi siamo, noi, veramente? Buio, infatti. Diffusa oscurità in un disarmante senso di spaesata e sorda incoscienza! Si sa, serve silenzio per i pensieri profondi. E i saggi e i geni aggiungono anche la solitudine e l’intimità con la propria anima. Ci vuole disponibilità a lasciarsi colpire dal salutare schiaffo della Vita che invoca attenzione per l’essenziale, quello invisibile agli occhi e che si vede bene soltanto con il cuore. Al contrario, avvolti dall’intrattenimento televisivo e la sua ammaliante invasione non sembra proprio esserci spazio per un dentro ed un oltre. Da decenni la scelta dei piani alti è stata quella di affidare alla televisione l’educazione del popolo bue, facendo in modo che l’informazione diventasse uno sporchissimo business in mano a potentati privati, satelliti nell’orbita gravitazionale del potere. Termine questo usato abitualmente, per quanto di non soddisfacente definizione, generico, sfuggente, al quale risulta incredibilmente improbabile riuscire ad attribuire un’identità precisa. Preso a livello neutro, esso si vuole come la capacità di esercitare la propria volontà sugli altri: ma, a quale scopo? Eventualmente, quello spacciato per legittimo porterebbe il nome di autorità, ben altra cosa: dal verbo augere, ciò che fa crescere. Per non parlare della sua poliedrica forma occulta, il potere non può che essere nemico acerrimo della libertà, perché incapace di accettare e riconoscere come valori l’autoaffermazione e l’autorealizzazione. Di certo è qualcosa di non pulito e cristallino, estraneo al Bene e potrebbe valere per lui quella dichiarazione evangelica: Il mio nome è Legione, perché siamo in molti. Si racconta che quelle entità che esercitavano il loro potere sugli umani furono indotte a mollare la presa e si insinuarono in una mandria di porci: erano circa duemila, precipitarono da una rupe e affogarono in mare.
Duemila! Il numero degli attuali veri potenti, al vertice della piramide massonico-finanziaria, quelli che impartiscono gli ordini ai proconsoli e ai centurioni che hanno cariche politiche, amministrative e manageriali di vario genere, potrebbe corrispondere, in eccesso forse ma non di molto, alla cricca dei demiurghi che orchestrano ad arte l’ipnosi manipolatoria dietro gli schermi del Grande Fratello. Fuor di metafora suina di ieri e di oggi, una qualche idea bisogna pur farsela riguardo a questo tempo di schiavitù nel quale si va definendo il futuro planetario, deciso arrogantemente da qualcuno per tutti gli altri. Intendo dire che, per quanto la decennale sbornia propagandistica via etere e via cavo abbia generato una diffusa cefalea, non tutti hanno abboccato all’amo avvelenato delle reiterate menzogne sciorinate con pianificata strategia. Vero, tuttavia: alcune bordate sono state ultimamente micidiali e dovevano segnare il colpo di grazia alle ultime resistenze, ma non si è ottenuta l’arrendevolezza sperata e gruppi sparsi di indisciplinati continuano a sopravvivere. Insopportabile e urtante la loro indisponibilità a prendere per buone le verità della televisione! È sulla credibilità delle informazioni che ormai si è creata la linea di demarcazione tra quanti sono irrimediabilmente nel tritacarne dei Pochi e coloro che continuano nella loro ostinata volontà di sospettare e di dubitare. Certamente atteggiamenti non belli questi e lascerebbero probabilmente volentieri il loro posto alla fiducia e alla spontaneità serena se queste non fossero state e continuino ad essere vigliaccamente tradite. La diffidenza è diventata un atteggiamento difensivo per fronteggiare il vergognoso spargimento di quotidiana immondizia giornalistica.
La macchina bellica educativa può contare, solo da noi, su quasi 350 canali televisivi operativi ad ogni ora del giorno e della notte. Un laboratorio permanente di fabbricazione di creduloni da asservire a quella narrazione scritta appositamente per stuprare in catena di montaggio coloro che hanno bisogno di sentirsi dire come devono vivere. Con accessibilità gratuita o a pagamento, non c’è intrattenimento che non possa destare un qualche interesse, astutamente predisposto e capace di far breccia anche tra le psicologie più solide. Che abbondanza! Una disponibilità infinita di immagini e parole con le quali plasmare l’annientamento vagheggiato dai Pochi per noi, umanità beota. Ora sedative ora eccitanti, le proposte sono di tale sfrontata onnipresenza da non concedere respiro. Va saputo: lo sviluppo della nostra capacità di sfuggire alla rete dell’omologazione dipende da quanto ci lasciamo intrattenere dall’occhio mefistofelico che dimora nelle case. A volte mi chiedo cosa farebbero miliardi di persone una sola settimana senza televisione. Una tossicodipendenza devastante che falcidia vite provocando l’atrofia neuronale. Quante persone non sanno più leggere un libro o un testo lungo di alcune pagine? Quanti sanno analizzare un testo ponendo qualche domanda? Da anni si mira a instupidire e inbastardire il mondo e sembra che i novelli guru della comunicazione ci siano riusciti bene.
Chi siamo? Tanto in condizioni favorevoli quanto in quelle avverse, il primo livello di genuina sussistenza è farsi una propria visione del mondo e di se stessi in esso. Consci o meno, ci sono scelte da fare o saranno altri a farle per noi. Credo convenga decidere da noi a chi credere. E a cosa. È sicuramente una responsabilità pesante, ma si tratta di un punto cruciale perché è determinate per la qualità di altre scelte. La più urgente è incalzante resterà sempre: Chi siamo? Ritenere che il mondo vada in questo modo a causa del pilota automatico innestato dalla se dicente complessità, nei confronti della quale nulla possiamo, è una convinzione tra altre, ma non certo la sola. Derubricare i nomi e i cognomi dalla lista dei registri a capo di questa era disumanizzata, per attribuire ogni colpa ad una impersonale natura matrigna, può funzionare per un po’, ma difficilmente supera il pragmatismo antico: Cui prodest? Ammettere, anche solo ipoteticamente, che ci siano menti e cuori perfidamente malati all’opera, con intenti e piani ben precisi per attuare un progressivo e irreversibile depopolamento del pianeta, è una interpretazione completamente diversa dello status quo. E le convinzioni originano comportamenti. Più o meno funzionali al proprio comprendere se stessi e ad agire con la coerenza che ne discende. Più o meno anche quella. Nulla vieta di credere alla favola che vuole l’Intelligenza Artificiale protagonista di un progresso strepitoso di cui far beneficiare l’intera umanità. Così come nulla proibisce di dubitare che il ricorso esasperato al dio algoritmo, incensato con investimenti miliardari, eminentemente privati, abbia una nobile causa. E se si mirasse ad un potenziamento esponenziale della capacità di controllare capillarmente le masse di birilli, per individuare con rapidità le teste calde non ossequienti ai voleri del potere? Chi si sente di escluderlo con certezzza?
Punti di vista, naturalmente. Tutti legittimi per principio, ancorché non tutti del medesimo valore. Osservare il cielo stellato dalla cima di una montagna non è la stessa cosa che scorgere qualche puntino luminoso su fondo scuro dalla bocca di lupo di una cantina. Ma, d’altro canto, i filosofi lo sanno: Che cos’è la vita se non l’angolo di visuale? Un uomo si misura dall’angolazione da cui guarda alle cose. Che cos’è la vita se non ciò che un uomo pensa durante il giorno? Questo è il suo fato e il suo padrone. (R. W. Emerson). Cosa pensiamo e quali interrogativi ci poniamo? Senza domande si ha la morte! Non in senso fisico, evidente, ma forse qualcosa di peggio. Può farsi strada una necrosi generata dal più tremendo degli abbagli: scambiare i confini del mondo con i limiti del proprio campo visivo. Dramma terribile in cui si consuma l’umanità televisiva! L’encefalite letargica può venir presa anche in senso simbolico, oltre l’ambito medico, ed indicare la deriva nel pensiero unico, eterodiretto, rassegnata ed ebete condizione di chi non sa più elaborare un ragionamento autonomo e personale. Più che mai è urgente chiederselo: Chi siamo? Per quanto si voglia nascondere il capo sotto la sabbia dell’autoinganno che distrae e procrastina, non potremo sfuggire indefinitamente da questo assillo. Ogni scappatoia resterà quel vano escamotage che conduce a vicoli ciechi e porte sbarrate, illusione di eludere l’inevitabile ritorno dell’eco che ci restituisce una coscienza indomita: Chi siamo, noi esseri umani? Bisogna dire qualcosa. Risposte ne sono già state offerte nel corso della storia conosciuta. E se fosse richiesto di averne una nostra? Inedita? Potrebbe servire individuare da dove cominciare la ricerca e farebbe al caso l’approccio percettivo: Come ho l’impressione di essere considerato? Sono un codice fiscale? Un consumatore? Un lavoratore? Una nullità cui chiedere obbedienza per qualunque cosa i Pochi decidano per me?
Può essere comprensibile uno stato confusionale. Per quale motivo farsi venire il mal di testa a cercare risposte difficili quando è così facile adeguarsi, senza alcun bisogno di capire e lasciarsi andare insensibilmente al proprio disumano annientamento? Scegliere! Far proprio il dramma di Pascal è dignità dei coraggiosi: Che devo fare? Ovunque vedo solo oscurità. Crederò di non essere nulla? Crederò di essere Dio? Non va esclusa l’eventualità di pervenire ad una delusione terribile, scoprendoci null’altro che poche gocce d’acqua con un esiguo numero di minerali ad essa miscelati. La tendenza, detta scientista, a risolvere tutto sbrigativamente in polvere e cenere è tutt’altro che uno sbadiglio archeologico di ormai lontani materialisti atei e mangiapreti. Qualcosa di più volgare è da tempo in atto e il sinedrio del Word Economic Forum, in rappresentanza dei sommi sacerdoti demiurghi del nuovo ordine mondiale, sembra avere le idee chiare sulla nostra identità. L’umanità spicciola è carne da macello da sfoltire perché ostacola, con la sola presenza, le ambizioni degli onnipotenti Pochi che si distinguono per la qualità degli stupefacenti a loro disposizione. Mentre da decenni promuovono l’intossicazione di generazioni di giovani con le peggiori porcherie, gli oligarchi di rango si fanno di infantile adrenocromo, perseguendo la loro agognata e illusoria presunzione di allontanare la falce che recide il respiro, ingraziandosi il bafometto. Come sappiamo, anche i trilionari baroni di eccelso lignaggio non sono riusciti a comprere la morte.
Siamo convinti che sarebbe comunque fuorviante restare prigionieri nella frustrazione per tanta psicopatia criminale che ci manipola e rinunciare alla dignità di stare in piedi con fierezza al cospetto dei signori della menzogna. Lo si può fare in controtendenza e, anziché dar sfogo al lamento e alla rabbia in velleitarie rivoluzioni facilmente sopprimibili, avviare una ricerca che avvalori la dignità della nostra intelligenza e del potere del cuore. Si può partire da quel Conosci te stesso, sempre tanto carico di fascino speculativo ed emotivo, e fare del pure altrettanto antico invito eracliteo ad indagare se stessi il punto di avvio di un processo di riappropriazione della verità celata. È plausibile che in questo percorso verso la consapevolezza di sé ci si imbatta in indizi di varia natura e persino contrastanti e contraddittori, dislocati per distrarre gli incauti creduloni dai veri luciferini obiettivi in corso di attuazione. Il nostro destino è scritto nelle Agende massoniche e quella più famosa, denominata con la data 2030, ha tracciato nei dettagli la nostra crocifissione. Non ci sarà Pasqua per quanti abboccano alla mistificante mappa che vorrebbe condurre al tesoro paradisiaco ottenibile alla fine del decennio. Proprio il contrario: spudoratamente presentati come specchio per gli sprovveduti ormai debilitati e cerebrolesi, quei traguardi, così abilmente e perversamente scritti, consisteranno nell’abisso dell’annientamento dei soli capisaldi che abbiano imperituro valore. Alla graduale soppressione linguistica delle parole verità, libertà e felicità seguirà quella fattuale. Con l’instaurazione della dittatura della menzogna, della schiavitù e della miseria si compirà il nuovo ordine mondiale. Non vedere le premesse lascia poco scampo alla possibilità di evitare le nefande conseguenze.
Non ci riusciranno, è certo. Ma è questo quel che da anni i massoni e i loro simpatizzanti piazzati nelle massime cariche dello Stato vanno dicendo apertamente. Non è un’opinione: ci sono testimonianze a comprovare che l’intento è stato dichiarato più volte agli italiani, rimasti tuttavia poco attenti all’annuncio della loro fine. E se non si è presa una decisione prima, non sarebbe doveroso pensarci ora? Potrebbe giungere come successiva una domanda evolutiva: Chi ha deciso che ci debba essere un nuovo ordine mondiale? Si resta sconcertati: Com’è possibile che mentre si proclama tanto ordinato bene si lavori indefessamente a schiavizzare sistematicamente gli esseri umani? Difficile immaginare che la dissonanza cognitiva spalmata con ogni mezzo non sia opera programmata? A quei livelli di narcisismo perverso non si va neppure di corpo senza avere un piano. Potremmo definire l’operazione di questi Individui oscuri un complotto perpetrato ai danni della popolazione mondiale? E l’Italia sarebbe il luogo in cui condurre la sperimentazione più avanzata circa la capacità di rincretinire milioni di persone? Il termine complotto e derivati è usato ormai con frequenza da parte soprattutto di chi lo indirizza male e pretestuosamente a screditare un’interpretazione degli accadimenti diversa da quella data dai notiziari radiotelevisivi. Da definizione, complotto designerebbe una cospirazione, una congiura, un intrigo ai danni di autorità costituite o meno. Possiamo considerare la tutela totale e incondizionata della Natura Umana incarnata concretamente in ogni persona la suprema Autorità? Perché dovremmo subordinare questa a quella dei potentati finanziari che emettono e controllano arbitrariamente la moneta con cui i popoli dispiegano la loro esistenza da schiavi? Va fatto cessare il secolare crimine monetario di cui siamo vittime, seppur il raggiro si sia mantenuto non senza la nostra stupidità ed ignoranza. I banchieri creano denaro perché se lo facesse lo Stato non avrebbero bisogno di farci pagare le tasse. Siamo talmente istupiditi dal credere che le tasse siano necessarie per finanziare servizi ed opere pubbliche. E milioni di persone continuano ad esserne certi. Nessuna meraviglia se ridono perfidamente alle nostre spalle, brindando al furto continuo dei nostri beni. Rapaci dall’ingordigia senza fondo, si sono arricchiti con il furto impunito e legalizzato di ciò che appartiene a tutti!
Sembra allora plausibile formulare una raccapricciante ipotesi: gli oligarchi, numi intoccabili dell’olimpo finanziario, a forte trazione massonica, hanno comprato la politica, l’informazione, un buon numero di scienziati di vari ambiti, ampi strati della magistratura e molti gradi militari perché avvenga il golpe epocale! Una volta oliati gli ingranaggi, in modo che il catechismo dei nuovi ordinatori mondiali possa distribuirsi capillarmente senza fastidiosi intoppi, sembrerebbe solo questione di tempo raggiungere lo scopo. Tarando tuttavia la clessidra in modo che le rane arrivino a bollore lentamente. E come, insegnava Herr Goebbels, impercettibilmente. È così, appunto, che si fanno passare di finestra in finestra (quelle di Overton) i teleutenti: non ci vuole poi molto e inebetire i divanisti e condurli docilmente a far loro accettare qualunque cosa. Con certezza quasi matematica, anche il cannibalismo, se fosse necessario. Abili manipolatori, con un buon uso di parole e immagini ti portano ad abbracciare cose che ieri dicevi istintivamente inaccettabili e rivoltanti. Cominci a considerale radicali sì, ma ti persuadi che alla fine non c’è niente di male a considerarle ammissibili. Dopo alcuni film e serate di intrattenimento sui tuoi canali preferiti, ecco che quell’idea e quel comportamento che tanto ti aveva disturbato ti pare persino sensato. Il fatto che sia propinato in modo martellante ti convince che ormai sia un’abitudine diffusa. Cosa ci vuole da lì al farlo diventare legge? Niente, naturalmente. Ed è così che si procede ormai da decenni. Con infaticabile pazienza e con la sfrontatezza di chi ha tanti soldi da permettersela, indisturbato e persino osannato, sono stati partoriti i dieci principi del credo massonico ed essi rappresentano il decalogo dei nuovi Mosè: dal 17 luglio 1962 sono incisi nel marmo alla Rockfeller Plaza di New York City.
Tutto farebbe ormai pensare di essere giunti ai titoli di coda del film che ha mostrato con crudezza quanto siamo stati giocati e che sia questione di un niente l’ordine del sinedrio satanico di far calare definitivamente il sipario sulle nostre insignificanti esistenze. Quanti non saranno rimasti sul campo avvelenati dalle porcherie farmacologiche, alimentari, elettromagnetiche o altre saranno entrati in quel nuovo ordine che ha preparato per te la migliore delle condizioni che tu possa desiderare: Non avrai nulla e sarai felice! Sono bravi i loro esperti di comunicazione e sanno come colpire giusto. D’altro canto, davvero non si capisce come si è arrivati a questi giorni apocalittici? Aver con ogni mezzo prosciugato la capacità interrogativa di intere generazioni, ha permesso di debellare il più pericoloso degli strumenti umani, vale a dire l’intelligenza autocosciente del proprio potere di conoscere e cogliere nessi causali, sia per via di ragionamento quanto tramite intuizione. E che dire delle insistite minacce alla Verità, alla Libertà e alla Felicità, una triade di finalità somme, patrimonio inalienabile dell’umanità di tutti i tempi, rimosse dal lessico del Grande Fratello? Perché il golpe dei Pochi riesca è fondamentale zittire ogni voce che avanzi sospetti sulla mistificazione filantropica degli Individui che emanano norme a vantaggio solo della loro avidità. Sono intollerabili i dubbi manifestati sulle manovre predatorie di sostenibilità ambientale, sociale e organizzativa, volute unicamente per incrementare il potere del manipolo di banchieri che ne trae vantaggi. Che scenario! Un gota inavvicinabile di Individui, alcuni barbuti, altri ben rasati, tutti certi della loro elezione divina, che sembrano non temere alcunché ad ostacolare il ravvicinato successo della Gerusalemme celeste e del compimento messianico tanto a lungo agognato.
Liberi di crederlo, naturalmente, perché sanno di disporre di mezzi persuasivi e coercitivi di ogni genere e di contare su uno sterminato stuolo di corrotti che hanno venduto l’anima al vile servilismo. Non è tuttavia scontato l’esito dello scontro perché se la pietra ben tornita della consapevolezza si va a conficcare nel lobo frontale di questi giganti, potrebbe esserci un tonfo impressionante. Una questione di Hertz! Quando si alza il livello vibrazionale alle frequenze dell’Illuminazione, della Pace, della Gioia e dell’Amore, non c’è perversione che resista. Si sta facendo avanti un numero sempre più consistente di Patrioti evoluti che ci vede ormai chiaro nel filo conduttore che intesse la bastarda quotidianità marchiata made in Davos. Si tratta indubbiamente di un progetto mondiale, ma lo si può osservare pienamente in atto a casa nostra. L’Italia è in svendita grazie a traditori che si sono succeduti nel tempo, sotto bandiere politiche diverse, ma tutti accomunati dall’accanimento nell’opera di gettare in mani voraci i beni del Sovrano, in cambio di denaro, cariche o privilegi. Burattini, ovvio. In altri tempi, da gogna in pubblica piazza e da forca. Danno immenso, ma nulla che nel Bel Paese non si sia già verificato. Armate imperiali e truppe pontificie non hanno piagato tanta gente di valore che, anche quando ha sbandato in qualche illusione ideologica, ha saputo rifarsi con intraprendenza e una genialità diffusa sconosciuta ad altre latitudini. Il fatto è che, purtroppo, da alcuni decenni ormai molti Italiani hanno perso smalto e sembra essersi assopita la forza creativa del loro acume investigativo. Che parte quasi sempre da domande sulle cose, sul loro funzionamento, sul loro senso. Sulla possibilità di coniugare natura e cultura per l’emergenza del bello e l’eccellenza del valore artistico. Non senza un qualche avvilimento, ci si chiede se questo popolo di santi, di poeti e di navigatori sia davvero diventato un popolo di imbecilli, ormai incapaci di discernimento su quel che si sta loro facendo in modo tanto sfrontato.
Alziamo la testa! Possibile che ancora ci siano dubbi sulla volontà di annientare l’agricoltura, l’artigianato e il patrimonio culturale italiano? Di cos’altro c’è bisogno per capire che i 40.000 massoni affiliati alle oltre 800 logge distribuite su tutto il territorio sono infiltrati ovunque, remano contro il Sovrano e sono agli ordini della casa madre? Non è chiaro che l’Italia è di fatto una colonia e i proconsoli dei vili esecutori di dispacci emanati altrove? Cosa serve per comprendere che si mascherano, tacendole, le reali intenzioni di prostrare la nazione? C’è ancora un genuino amor di patria che scuota quante più coscienze possibile dallo stordimento televisivo, educativo, farmaceutico ed elettromagnetico? Vogliamo credierci: possiamo superare quella seppur spiegabile apatia amebica che paralizza il sistema nervoso centrale di moltissime persone. Si può tentare di uscire dalla confusione: Cosa pensare? Chi mente? Perché lo fa? Chi ha ragione? Siamo in una Matrix e dobbiamo scegliere tra pillola blu e pillola rossa? Diamo fiducia al nostro sistema simpatico, sempre in grado di riprendersi anche dopo grosse batoste. Abbiamo assistito all’empatia minacciata sistematicamente da distillati di aggressività, di violenza, di mors tua via mea, di eccessi propinati in varie salse. E non occorrono studi superiori per intuire che tutto ciò che accade ha una causa. Notiamo senza troppo sforzo che di cose ne stanno accadendo, peraltro alcune persino molto strane? Anche attenendoci a quelli nei quali siamo stati coinvolti in questi ultimi decenni, con numero e intensità legati all’anagrafe dei testimoni, gli accadimenti buttatici in faccia sono stati dirompenti. Siamo sopravissuti anche se non scordiamo i virus a programmazione pandemica e i sieri al grafene di ultima generazione, le guerre a orologeria in successione, le alterazioni climatiche dovute all’abbondanza di escrementi bovini e le altre spalate di inquietudine più occasionali con lo stesso intento di destabilizzare con distrazioni infinite e a raffica. Effetti che hanno cause. Chi o cosa determina queste cause? Un tempo, le religioni propendevano ad attribuire al castigo divino fenomeni dannosi inspiegabili quali meritate punizioni per la peccaminosità umana. Adesso va in onda la scienza televisiva a sentenziare sui colpevoli e a suggerire agli allocchi i reprobi responsabili di comodo, mentendo sulle vere mani criminali che ordiscono le ben programmate sciagure. Da più di un secolo ormai lo studio della psicologia delle masse si arricchisce e si perfeziona: non sembrano esserci più segreti per le eminenze grigie della comunicazione riguardo a come manipolare le informazioni per indurre percezioni fuorvianti e generare consenso fazioso.
Forse poche domande poste per tempo ci avrebbero preservato dall’essere giunti a questo nefasto oggi: Chi decide cosa vada causato? E ne stabilisce i tempi e i modi di attuazione? Abbiamo mai cercato una risposta? Anche solo come ipotesi? Ci è bastato attribuire ogni colpa alla complessità fuori controllo nella quale siamo maldestramente caduti? Senza distinguo, dobbiamo sentirci tutti degli apprendisti stregoni in un gioco pericoloso dal quale non sappiamo come uscirne? Il cantiere è aperto a più risposte, ma conviene che ciascuno pervenga autonomamente alla sua personale. L’esposizione al conformismo è permanente e la rete della omologazione è continuamente alla ricerca di nuovi ovini da introdurre in modo permanente nell’immenso ovile del pensiero unico.
Proviamo a fare qualcosa di veramente originale in grado di spiazzare i boia! Facciamo che iniziamo finalmente a essere! Abbiamo un vantaggio: la psicopatia e il narcisismo di chi siede nella stanza dei bottoni ignorano l’intelligenza emotiva e non possono perciò che produrre inni all’egoismo e sbandierare la loro miseria affettiva. Riguardasse soltanto loro, potremmo dispiacerci e pregare per loro redenzione, ma ci siamo di mezzo tutti. Ci impaurisce e ci frena sapere che hanno i mezzi per far diventare legge la loro pianificazione del nostro futuro? Allontaniamoci da questo atteggiamento mentale. Se stiamo a questo livello, facciamo il loro gioco restando nei loro criteri con i quali interpretano e disprezzano la Vita.
Dobbiamo passare ad uno stadio evolutivo superiore. Riappropriamoci di un registro ermeneutico potente abbandonato o svalutato. Pensiamo in linguaggio mitico. Pensiamo in termini di Antico Ordine Mondiale! Tentiamo con forza di farlo. E dirò quale viaggio potremmo iniziare nel prossimo articolo.