Banca del Tempo è tanto una realtà quanto una metafora efficace di raccontare un possibile presente diverso. Ed è il segnale di un cambiamento in atto su più fronti in questo momento storico di concitata accelerazione: forzature perpetrate da secoli sono ad una fase critica irreversibile. Non solo tuttavia sembra valere l’adagio che non tutto il male vien per nuocere, ma pare proprio che i mesi avvilenti che tengono ferocemente banco stiano a testimoniare che questo 2020 è incondizionatamente un Anno di grazia. Quando lo scorso aprile ho intuito e avanzato questa interpretazione sembrava paradossale anche a me: ora possiamo invece esserne certi alla luce di alcune consapevolezze che hanno preso forma e non smettono di farlo più compiutamente ogni giorno che passa. Mentre nel libro che presto uscirà cercherò di disegnare un quadro più organico, raccogliendo e sviluppando ulteriormente idee espresse nei numerosi articoli usciti in rapida successione su questo stesso blog, in queste righe mi soffermo en passant su elementi che trovano il ora mio curioso interesse. Qui attirano la mia attenzione tre aspetti, solo apparentemente non collegati tra loro. I primi due fanno da sfondo all’idea originalissima di una Banca del Tempo che prendendo forma proprio in queste settimane. Ma partiamo da un po’ più lontano.
Primo. L’ologramma pandemico e lo show mediatico su cui è stato ipocritamente costruito hanno portato a evidenza una confusione terminologica dalla quale è imperativo uscire: il Governo non è lo Stato! Non solo le loro stesse definizioni, linguisticamente parlando, lo attestano apertamente, ma anche in qualsivoglia ragionamento politico, che sia fatto al bar, in un talk show o in un circolo a pretesa culturale elevata, va fatta notare la loro strutturale diversità. Usare senza l’adeguata e consapevole precisione questi due termini ha determinato (oltre che avere espresso) fraintendimenti e ispirato comportamenti disfunzionali in una democrazia, per malandata che sia.
Luigi XIV, il famoso Re sole, diceva di essere Lui lo Stato, perché era umile e perché in una monarchia può accadere che il Sovrano riassuma in sé tutte (proprio tutte?) le caratteristiche di questo Ente-Stato, il quale dispone di una potestà territoriale e che possiamo definire come l’Organizzazione di una comunità. Quasi metaforicamente, un Organismo vitale, indipendente da altri, in grado di prendere delle decisioni perché dotato di una sovranità stabile ed effettiva. Naturalmente il concetto di Stato può variare a seconda della strutturazione del potere politico, ma le nozioni di territorio e di indipendenza restano indispensabili; così come il fatto che questa Organizzazione sa dotarsi di norme prese in nome della comunità e attuate sia nei confronti dei membri o dei gruppi interni ad essa, sia nei riguardi di altre comunità. Ecco: lo Stato siamo Noi! Quanti si riconoscono nei principi e nei valori della Carta Costituzionale.
Il Governo invece no, non siamo Noi. Fortunatamente mai, e, con i tempi che corrono, è una svista che evitare assolutamente. Dire governo è dire Guida, perché originariamente designava il timone della nave. All’interno dello Stato, esiste questa istituzione che ha la responsabilità, su investitura legittima, della direzione politica, svolgendo il compito di potere esecutivo. Nell’ordinamento costituzionale italiano, il governo è formato dal Consiglio dei ministri con a capo il Presidente di detto Consiglio, o primo ministro, dal quale in genere il governo stesso prende nome. Nel nostro caso, quello in carica è il Governo Conte. Il secondo, e confidiamo che sia anche l’ultimo.
Per quanto essenziali, queste brevi note sono sufficienti a correggere ogni devianza che identifichi lo Stato con il Governo: anche se per estensione, nel gergo quotidiano talvolta i termini si sovrappongono, essi rappresentano concettualmente, oltre che giuridicamente, realtà diverse. Allo Stato non si possono attribuire colpe che non siano eventualmente impersonali e cumulative perché lo Stato siamo Noi. Il Governo invece, normalmente, è risultato ed espressione di chi, membro dello Stato sovrano, con il proprio voto, sceglie i rappresentanti parlamentari i quali, costituendo una maggioranza numerica, assicurano la fiducia all’Esecutivo. Questo è fatto di volti e di nomi che propongono leggi (o decreti) al Parlamento per attuare le scelte politiche ispirate al proprio modello economico e sociale. Pare evidente quindi che, se ci sono motivi di insoddisfazione sulla situazione, l’interlocutore è il Governo e non lo Stato. Il Governo deve rendere conto ad altri organi dello Stato: tuttavia, sempre e in ogni circostanza al Popolo Sovrano del quale Presidente, Ministri e Sottosegretari con i rispettivi portaborse sono dei dipendenti. Per altro, molto ben pagati, con facoltà di fissare il proprio onorario senza consultare il loro datore di lavoro.
Quindi, possiamo prendere in considerazione lo Stato solo se le questioni riguardano i cardini dell’Organizzazione della comunità, come il Territorio e le questioni concernenti la Sovranità, come la scelta su dove questa debba risiedere: nel re (monarchia) o nel popolo (repubblica)? Lasciamo stare Dio, per carità. Ancora, parliamo di Stato se è in gioco il suo Ordinamento, come la distribuzione dei poteri, quali debbano essere e a chi vadano legittimamente assegnati. La Legge elettorale è una questione di Stato. Le tasse invece, quali e quante, riguardano essenzialmente il Governo e la sua capacità di creare le condizioni di una vita felice a tutti i suoi cittadini senza ricorrere alla vessazione. Bisogna applicare una lucida distinzione: che ciascun cittadino contribuisca al bene comune proporzionatamente alla proprie possibilità è un valore costituzionale, imporre invece gravami fiscali esasperanti e poi mal usati è incapacità politica oltre che incompetenza del legislatore.
Secondo. Non si può quindi attribuire allo Stato ciò che è precisa responsabilità di chi governa il Paese. Nel frangente storico che stiamo vivendo, i famigerati e insulsi DPCM sono esclusivo prodotto del Governo: la loro emissione ha fatto in modo che scelleratamente sia stato fatto danno enorme alla vita personale, sociale ed economica di milioni di italiani. I mesi di improduttività hanno reso lo Stato più povero ma il Governo ha preteso che i cittadini, dovessero ugualmente pagare le tasse. E così possiamo fare in modo che un innocuo virus diventi salutare motivo di riflessione su un tema politico ed economico di rilevanza sociale assoluta quale appunto è – detto ora in modo formale – il versamento delle imposte.
Come dice la parola stessa, si tratta di una imposizione. Un obbligo a cui ogni cittadino è tenuto. Senza che qui siano necessario ricorrere alla terminologia tecnica e arida del mondo fiscale che distingue l’imposta dalla tassa, basta ritenere che l’evasione e l’elusione viene sanzionata. La filosofia del tributo starebbe in un essenziale dare e ricevere. Perché la vita dei cittadini è perennemente attraversata ad ogni età da un’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA)? Da quella pagata sull’acquisto del biberon e dei pannolini fino a quella nella fattura del becchino quando si tratta di saldare le spese funerarie? Per il fatto che il Governo in carica ti fa credere che se tu non sborsassi questi soldi non potresti godere dei servizi che ti vengono erogati nello Stato in cui vivi. L’inganno è che poi quei servizi ti vengono fatti pagare comunque al momento in cui ti vengono erogati. Non credo ti servano esempi: constati che viene regalato qualcosa? C’è qualcosa che non sia tassato? Non siamo lontani dall’IVA sull’esistenza! Fosse solo l’imposta sul reddito! Che dire delle tasse ipotecarie e catastali, quelle di registro, sulle successioni e donazioni, ecc.? Se vuoi farti del male fai due chiacchiere con un tributarista oppure prendi un manuale tecnico che spieghi le classificazioni in cui si articola questo affascinante mondo delle imposte. Puoi farti anche una cultura storica a partire dall’antichità, passando per le tasse papali, compresa quella sul giubileo, fino ai sofisticati regimi moderni, alla flat tax, alla curva di Laffer, alla Tobin tax. Ah, sì, proverai l’ebbrezza delle parole magiche gettito fiscale! E avrai un’immediata sensazione di cosa sia la perversione. Fermiamoci qui, il concetto sembra chiaro a delucidare cosa sia il famigerato prelievo fiscale. Quanto siamo stati ingannati!
La domanda ora è: potrebbe vivere uno Stato senza imposte e tasse? Certamente sì, ma le Banche private non lo possono permettere, essendo il loro motivo di sussistenza appunto il debito degli Stati, da incrementare in continuazione affinché i cittadini siano incalzati dal loro Governo a pagare i servizi. L’istituto della tassazione funziona solo se è l’Economia privata a dettare le regole alla Politica, come sta avvenendo da tempo immemorabile. Una volta invece riportata nel suo ruolo di Scienza architettonica in sommo grado è la Politica che determina le scelte di natura economica perché il fine è la felicità di tutti i cittadini (Aristotele). Uno Stato è sovrano se la sua moneta è statale. Come è noto l’Euro è una moneta privata, stampabile solo da un’Autorità monetaria autoreferenziale, sovrastatale che promuove l’indebitamento come strumento di controllo. Non c’è dubbio che la tassazione è uno strumento obsoleto, ma che resta inevitabile fintanto che il monopolio delle scelte economiche e monetarie è in mano a potentati privati. Perché non si dice apertamente che il Governo è mero esecutore di un’agenda non decisa dal legittimo Legislatore? Siamo alla negazione del primato della Politica ispirata dall’Etica della felicità dei cittadini.
Inevitabile, veramente? Beh, se ne può parlare. Come dicevamo, l’emergenza sanitaria ha generato improduttività quindi moltissimi cittadini si trovano in gravi difficoltà ad onorare quest’anno la propria capacità contributiva. Ostaggio delle Autorità monetarie il Governo invece non vuole concedere la sospensione dei versamenti, non accontentandosi di quanto già preleva da accise sulle utenze, sui carburanti e sulle numerose voci che portano quotidiano gettito all’esosità dell’Erario. No, un Governo gabelliere non transige e chiede che gli Italiani sborsino, dovesse costare lacrime e sangue. Vedremo: i deliri di onnipotenza non durano mai a lungo.
C’è, naturalmente, più di un motivo per passare dall’indignazione alla rivolta fiscale, ma non sarebbe virtuoso, oltre che, al momento, affatto efficace. Con il tempo emergerà l’illegittimità costituzionale delle tante vessazioni perpetrate da questo e altri Governi, cui verranno anche imputati più crimini oltre che l’esposizione alla vergogna della storia. Ma, in questo frangente, c’è un’urgenza da assecondare alla quale rispondere con la serenità della propria coscienza: male non fare, paura non avere. C’un diritto naturale alla vita e al soddisfacimento delle necessità primarie, quelle che salvaguardano la propria dignità di esseri umani; e inoltre vi è la sacra responsabilità nei confronti delle categorie più bisognose di protezione, i minori e gli anziani, in particolar modo quelli non autosufficienti. Primum vivere, dunque! Perciò non si tema niente e nessuno se nelle famiglie o nelle proprie abitazioni si fa prevalere il principio che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Prima si appaghino innanzitutto i bisogni al nutrimento, a un tetto sicuro e accogliente, all’igiene, all’assistenza, alla cura dell’integrità morale, alla protezione e alla solidarietà. Ci si senta sereni con la propria coscienza, nessun senso di colpa se al momento non ci si presta alla rituale annuale sodomizzazione governativa. Questo Governo e altri prima hanno estorto enormi quantità di denaro per piacere ai despoti delle Autorità monetaria: passare un po’ di tempo in autosospensione fiscale non è nulla di cui preoccuparsi.
D’altro canto, se quest’anno le tue entrate sono state in forte calo, con quello che hai, non sono forse prioritarie le necessità che ho ricordato? Non è forse più ragionevole che tu paghi la rata dell’affitto, del mutuo, dell’auto, del prestito prima di dare ad un Governo al quale non importa assolutamente niente di te e del tuo benessere? E che neppure ha chiara la sua stessa ragione politica di esistere? Su, cosa ti può succedere? Ti mandano cartelle esattoriali? Ti spaventano? Ti arrestano? Ti pignorano e ti prendono quello che hai? Possono prendere anche il tuo corpo ma mai e poi mai avranno la tua mente, il tuo cuore, la fedeltà al tuo Sogno. Tranquillo, sono potenti, ma il Bene lo è di più!
Terzo. Come si arriva alla Banca del Tempo? Dopo essersi incamminati sulla strada che porta verso il Paradiso in Terra di cui si è fatto da cinque anni propugnatore il Progetto Mondo Migliore. Da quando, nel 2009, ho scritto che C’è Abbondanza per Tutti non ho mai smesso di interessarmi a proposte originali che portassero l’Italia e il mondo in una dimensione esistenziale diversa. Mi è piaciuto leggere nelle intenzioni di questa splendida quanto osteggiata avventura la volontà di lanciare e divulgare il cambio di paradigma economico sociale e finanziario. Ma come farlo?
Veniva introdotta innanzitutto l’idea fondamentale di Valore Umano: senza questo presupposto di natura antropologica non si può infatti neanche ipotizzare un cambiamento economico. Se non si torna a considerare la dignità degli Esseri umani come base di ogni scelta politica, risulta improbo mettere in discussione un’egemonia monetaria centrata sul debito e quindi sulla schiavitù planetaria. Andavano tuttavia rielaborati alcuni concetti in uso, come quello cardine di moneta. Si sarebbe così potuto istituire con adeguata audacia una Banca del Tempo, senza che questa potesse apparire come uno dei tanti slogan ad effetto ma senza contenuti che circolano per abbagliare gli incauti, illudendo ancora una volta la disponibilità di tanti cittadini alla novità ma frustrati nella deriva della diffidenza.
Cosa sia una Banca lo sappiamo. O crediamo di saperlo, considerando questi così detti Istituti di credito come benemeriti creatori di opportunità. In realtà, in quanto enti privati, hanno la loro ragion d’essere nel promuovere debito e dipendenza. Quella del Tempo, pur mantenendo il nome, pur occupandosi di operazioni monetarie, non è finalizzata a dividendi per azionisti. Quel che accade è di assoluta trasparenza, in relazioni valoriali tra una clientela costituita da persone che non hanno passione per cassette di sicurezza per custodire patrimoni e titoli, ma per genuino senso di libertà e prosperità. Si parla sì di trasferimenti, si contano anche in cifre, ma non esiste prestito né tassi di interesse. Stesso nome, ma principi molto diversi.
Definire il Tempo è cosa invece assai ardua e sempre un’operazione sempre insoddisfacente, tanto è ricco e vario questo termine del quale per altro neppure si sa con certezza l’etimologia. In fondo sentiamo che è esso è un’intuizione e su di essa ci rappresentiamo una successione e un rapporto tra quel che ci accade. Un orologio ci dice uno scorrere di momenti, di istanti che noi collochiamo in un prima e in un poi, stabilendo, per convenzione, che ci sia un passato, un presente e un futuro. Per appassionante che possa essere la riflessione sul Tempo e sui molteplici significati in cui può essere usato, a noi qui interessa comprenderlo per come scandisce la quotidianità: ore di vita nelle quali impegniamo le nostre competenze per ottenere un corrispettivo monetario il quale ci permetterà di accedere a prodotti e servizi per la nostra sussistenza. Non è certo un bel quadro esistenziale per Esseri umani di natura spirituale, ma è quello nel quale millenni di ipnotica mistificazione ci pongono al momento.
E per cambiarlo questo memento si deve negoziare una transizione con chi ancora si muove all’interno del vecchio paradigma economico finanziario: la Banca del Tempo è appunto questo originale strumento che apre la via ad una sperimentazione mai tentata. Cosa accadrà? Nel Pianeta Progetto Mondo Migliore si scambieranno dei buoni digitali denominati Pass: lo scopo è contribuire eticamente a creare un valore sottostante ai Pass, ovvero quello legato alle buone azioni che si devono parametrare all’interno della Banca del Tempo. Saranno appunto le buone azioni a generare un oggetto, il token Pass, che funzioni da unità di misura del Valore Umano caratterizzato dall’avere un valore sempre fisso nel tempo. Un nuovo corso che implementerà così la Banca del Tempo di iniziative valoriali, etiche e solidali.
Quando si parla di azione solidale si intende riconoscere un Valore ad ognuno degli abitanti della Terra, fin dalla sua venuta al mondo. Ma c’è di più: il Progetto Mondo Migliore intende contribuire a stabilire, nella moneta, una unità di misura non variabile. Come, ad esempio, lo sono il Chilogrammo, il Metro lineare, il Litro, etc. Perché tutto questo? Lo si vuole promuovere quale contributo filosofico e culturale, con l’augurio che possa divenire un “esempio pilota” per chi è delegato a governare gli Stati del Mondo. Ecco cosa questo meraviglioso Progetto auspica: che il valore di Pass (e poi Human), invariabile nel tempo, sia sempre espressione di un Valore Umano, largamente eticamente e democraticamente condiviso. Un principio che, quanti seguono il Progetto Mondo migliore, cercheranno di trasferire a chi determina la Politica Nazionale e Internazionale, al fine di contribuire ad un epocale cambio di paradigma su ciò che determina – in positivo o in negativo – la vita di ogni Essere Umano, ovvero, la non variabilità dell’unità di misura della moneta, come simbolo etico dello scambio/baratto fra Esseri Umani.
Benvenuta Banca del Tempo! Grazie per quel che potrai fare di veramente innovativo per cambiare l’attuale modello economico disumano, fondato sulla schiavitù del debito. Il concetto di Valore umano è un cardine irrinunciabile per chi auspichi un cambiamento vero.
Nel Libro mostrerò come si può ampliare ulteriormente il nostro orizzonte di consapevolezza, passando dal mezzo al fine, attraverso il concetto di Felicità.